MARCO GABOSSI

Non ci mancano le basi

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Quando si parla di base si parla di qualcosa di primario, di irremovibile, di qualcosa che determina poi la struttura.

Quando si dice “mettere le basi” si intende gestire tutte quelle situazioni fondamentali al proseguo di un percorso.

La base non ha valore simbolico, la base non può essere identificata come situazione prima e unica per poi passare rapidamente ai dettagli ed alle personalizzazioni di sorta.

Avere una base solida non significa aver lavorato su alcuni aspetti legati alla obbedienza o alla costruzione di un comportamento, ma bensì a ciò che questi li sostiene e gli conferisce credibilità.

La base, in termini di relazione, è la comprensione e la gestione delle attitudini, l’accettazione di essere all’inizio di un percorso tanto costruttivo quanto la sua base sarà solida e sincera.

Gli obiettivi rendono significativo un percorso, amplificano le sensazioni ed il rapporto, creano motivazione e competenza, e la base, la base garantisce che tutto questo abbia sempre un sostegno fondato su rispetto e comprensione.

Non è il raggiungimento di un obiettivo che determina quanto sia solida una base, una base scricchiolante può essere tenuta insieme da tecnica e docilità, dipende quanto vogliamo essere attori o registi di ciò che accade.

Non è una sconfitta ripartire dalle basi, ma talvolta è l’accettazione che un percorso ha preso il sopravvento, e per ricominciare a godersi il percorso, e per renderlo fruttuoso, serve tornare alle basi, dove si è un po’ più spogliati e vulnerabili, ma dove si lascia spazio “alle cose semplici”.

Giocare con il cane non è una base, è una struttura, ma forse tra le migliori che ci permettono di capire quanto sia solida la nostra base, o dove esse abbia bisogno di fortificazioni.

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